Ecco un nuovo articolo della nostra amica di InformaGiovani che si trova a vivere un’esperienza negli Stati Uniti e via via ce la racconta (per chi volesse leggersi il primo Ilaria Severi 1). Quando si vive un’esperienza “fuori” dal mondo in cui abitualmente viviamo siamo sempre molto concentrati nella novità sapendo che quello che lasciamo lo ritroviamo al nostro ritorno, non sempre però tutto rimane immutato e ci troviamo ad affrontare tutto quello che la vita riserva anche da lontano… “Anche questa è vita… Eccomi qua, di nuovo a scrivervi qualche riga per condividere questa folle- sì non riesco a trovare un miglior aggettivo al momento- folle, dicevamo, esperienza americana. Facciamo un resoconto: due giorni fa sono tornata da una delle esperienze più americane di sempre il famoso “Fall break” anche detto pausa d’autunno! Vi chiederete: e allora che c’è di strano o di folle in una pausa? Beh in Italia non esiste, a noi se ci va bene ci fanno fare il ponte di “Aluin” o dei morti- chiamatelo come più vi aggrada- ma qui in America è un evento. Durante questo “break” dunque, orde di studenti ritornano alle proprie dimore natali dopo due mesi di studio pazzo e dissennato -non esagero- per riprendersi e recuperare le forze per poter arrivare sani e salvi, di mente, al “Thanks giving”- il giorno del ringraziamento- che viene celebrato a fine novembre e non di meno al natale preceduto dai tanto temuti “finals” -gli esami finali del primo semestre-. Scusate per tutti questi anglicismi, mi son fatta prendere la mano! Ma il ritorno a casa qui si trasforma in un evento perché beh si sa le distanze americane non sono quelle italiane- noi, si fa per dire, per andare da Arezzo a Castiglion Fiorentino prepariamo i panini perché non si sa mai “ci pigliasse fame” data la lunghezza del tragitto, ma per loro qui non avere il fuso orario tra casa propria e il posto dove studiano è già tanto! Tra questi studenti poi c’è un gruppo che sfrutta la pausa per andare a trovare amici o parenti o per fare un viaggio in giro per l’America. Ecco, come ben capirete io appartengo a questa seconda categoria e non ho esitato ad agire come tale e sono dunque partita senza remore- ma con una valigia decisamente troppo carica, uno zaino e una borsa- alle volte di New York per poi spostarmi a Boston e concludere la settimana nuovamente a New York- ah sì già non ho specificato, il Fall break dura all’incirca una settimana. Bene, come direbbero gli americani “it was an experience!” cioè è stata un’esperienza da scrivere negli annali. Il bello di studiare e vivere in un campus con studenti da ogni parte del paese è che si fanno tante conoscenze e soprattutto si trovano tanti posti dove dormire nel caso di spostamenti! Ed è proprio così che è cominciata la mia settimana, a casa di un’amica che vive a New York nel cuore di Manhattan accompagnata da due mie colleghe di Oberlin, l’assistente russa e l’assistente tedesca. Nominare New York e Manhattan nella stessa frase è come dire “mascarpone e Nutella del Baffo”, l’esperienza divina è assicurata! New York in generale comunque è pura magia; è aria frizzante; è energia; è convulsione, è vortice; è arte; è mondo; New York è New York! Non credo ci sia modo migliore per descriverla. Ci si può sentire sopraffatti da una tale città perché è talmente ricca e viva che a volte il nostro cuore e la nostra mente sopportano a fatica tutta questa abbondanza! Che dire, la vista dall’Empire State Building lassù in cima all’86° piano ti toglie il fiato; e la camminata sul ponte di Brooklyn; il musical a Broadway e Times Square! Gli occhi brillano, come quelli di un bambino davanti ad un mega lecca lecca, non c’è niente da fare! E i musei? Passeggiavo per il MoMA (Museum of Modern Art) , su al quarto piano, sezione arte moderna, mi sposto con passo felpato qua e là tra un Monet e un Gaugin e nel vagare da una stanza all’altra con la coda dell’occhio chi mi vedo? “Toh Les Demoiselles d’Avignon!” di Picasso così come niente fosse, lì splendide in mezzo alla sala, a disposizione del mondo intero per essere ammirate e studiate. E poi di là “chi c’è?”, “ah è Klimt” e poi “lì?” “Matisse”. Sì lo so, è incredibile! E la stessa esperienza mistica l’ho vissuta al Metropolitan tra altri dipinti di Picasso, Dalì e il mio amico selfie van goghVan Gogh con il quale, ovviamente, non è mancata una selfie! Che fai c’hai l’autoritratto di Van Gogh lì, quello vero, quello che trovi in tutti i libri di scuola dalla prima media alla quinta superiore e non ti fai una selfie? Ma quando ti ricapita?! Scherzi a parte- la selfie l’ho fatta veramente- New York mi ha regalato davvero tante emozioni. Boston, beh Boston è stata una cosa diversa, ovviamente dopo New York tutto il resto è noia, ma anche lì devo dire di aver vissuto delle belle esperienze, non mistiche, ma belle. Ho visitato il famoso college di Harvard che -wooooow- è esattamente come gli altri college solamente che l’accesso agli edifici è limitato ai soli iscritti, roba da veri snob! E infatti si dice che ad Harvard si riesca ad entrare solo in due modi: o sei un genio assurdo o il tuo conto in banca parla da solo. Però insomma fa comunque un certo effetto pensare che proprio lì in quel campus abbia avuto origine il fenomeno del secolo, il social network numero uno, Facebook! Boston poi è molto patriottica, infatti è stata una delle prime città della costa est fondate dai padri pellegrini ed è stato anche il luogo del famoso “Boston tea party” ovvero una protesta da parte degli americani contro la madre patria inglese, nell’ormai lontano 1773, che più che madre era ormai diventata un peso! Inoltre, si possono ripercorrere tutti i momenti della storia della liberazione americana dalla potenza inglese camminando lungo una striscia rossa -il Freedom trail- che attraversa tutta la città! Insomma non voglio rubare il lavoro a quelli di Lonely Planet quindi non mi addentrerò in ulteriori dettagli, ma si sa ogni città ha il suo fascino e le sue cose da scoprire. E poi c’è stato il gran finale, gli ultimi due giorni di nuovo a New York dove ho avuto la fortuna di poter festeggiare il mio 24esimo compleanno, mangiando una mega pizza sotto il ponte di Brooklyn nella famosa pizzeria italiana Grimaldi’s e brindando e festeggiando con amici venuti apposta per me a New York per vivere insieme questo momento speciale e devo dire che è stata una notte davvero magica- a quanti capita di festeggiare i 24 anni a New York?! Ancora non ci credo!. In conclusione, è stata una settimana ricca, intensa, esplosiva, stancante, piena di nuovi posti, di nuove genti e di nuove storie. Purtroppo però la vita ci riserva sempre delle sorprese o come nel mio caso, passatemi il termine, “batoste”! Ebbene proprio in quei giorni è venuta a mancare una persona a me molto cara, mia nonna Eugenia. E’ stato un fulmine a ciel sereno, una gran perdita per tutti noi, improvvisa ed inaspettata. Posso dire che vivere una cosa del genere così da lontano è indescrivibile; è un misto di incredulità, tristezza, paura, incomprensione. Sì perché ti sembra impossibile che una cosa così grande ti possa aver colpito, in questo modo, dal basso, senza che tu ti sia accorta del colpo- e forse quel colpo ancora non l’hai sentito fino in fondo, e lo sai, e questo ti spaventa ancora di più. Per questo voglio dedicare questo articolo alla mia nonna, una grande donna, una grande mamma, un’immensa nonna. Se sono la donna che sono oggi lo devo anche a lei; la mia forza e la mia tenacia derivano da lei che è sempre stata una donna forte; una donna che si è sempre rimboccata le maniche ed ha lavorato tanto, incurante del sudore sulla fronte, per il bene della sua famiglia. E’ stata d’esempio per tutti noi e il suo amore e il suo ricordo rimarranno per sempre indelebili nel nostro cuore. Una persona in questi giorni mi ha detto: “Non muore mai chi è nel cuore” ed è lì che sei cara nonna e lì sempre rimarrai viva e sorridente con i tuoi capelli biondi e il tuo golfino sbrilluccicoso perché come dicevi sempre “Io so’ una donna moderna!”. Forse è proprio vero, adesso mi sei più vicina di prima; adesso né terra, né mare, né oceano ci separano più. Quindi spero tanto che tu senta queste mie parole: TI VOGLIO TANTO BENE. Ciao nonna!”