Dal 10 al 31 maggio 2015 al Palazzo di Fraternita in Piazza Grande ad Arezzo
Due generazioni diverse che si uniscono in una condivisione trasversale di emozioni, esperienze e sensazioni, attraverso la propria arte.
Questa mostra è il risultato di una mutazione antropologica ancora in corso, in cui il concetto di libertà vive nelle immagini, nei tratti e nel colore di ciò che si racconta, allo scopo di raggiungere una forma comunicativa ideale a proiettare il privato in una dimensione collettiva e condivisibile, aperta all’emotività e al grido, che sia questo espressione di dolore o di gioia.
Edifici, strade, persone; nulla rimane nelle tele di Antonella Cedro, se non un lessico universale che combina figurazione, astrazione e cromatismo intenso. Il suo sguardo sulla realtà è primordiale, le sue composizioni suggeriscono visioni personali, senza forzare il pubblico a un’interpretazione precostituita e confezionata ad hoc per essere compresa. La ricchezza cromatica nei quadri della Cedro è sicuramente una delle chiavi per accedere a un mondo visivo inedito, vicino al neo-espressionismo, ma assolutamente personale, popolato perlopiù di simboli elementari, figure stilizzate, segni pittorici e immagini che vengono da lontano, che si tratti del passato o del futuro.
Il lavoro di Gea Testi invece è caratterizzato dalla crudezza del visual journalism, la narrazione attraverso le immagini, mostrate in purezza o elaborate all’estremo.
Una sineddoche espressiva dove si mostra la parte per raccontare in realtà il tutto; così sono i pezzi del corpo che parlano, comunicando la storia che lega l’artista ai suoi affetti, alla quotidianità, alla vita. Ambientazioni apparentemente irreali e di forte impatto visivo, celano la lucidità che la Testi ha deciso consapevolmente di nascondere dietro un percorso visionario, popolato di ricordi e di suggestioni.